La produzione dei guard rail: i macchinari necessari

I guard rail sono compagni di viaggio a cui raramente prestiamo attenzione, e che invece sono fondamentali per garantire la nostra sicurezza sulle strade. Ma da dove arrivano e come vengono costruiti questi pezzi di lamiera? Il processo di fabbricazione si basa sulla cosiddetta calandratura, che è una particolare tecnica di piegatura del metallo che garantisce i più alti standard di precisione e, al tempo stesso, il massimo della versatilità. Si ricorre, in particolare, alle curvatrici di guard rail: come il loro nome lascia intuire, si tratta di macchine che sono progettate per consentire la curvatura dei profilati metallici, che poi sono destinati a essere impiegati lungo le carreggiate sia con una funzione di protezione sia in qualità di sparti traffico.

Con le curvatrici si ha la possibilità di lavorare i profilati metallici sia a bi-onda che a tri-onda, a seconda delle esigenze che devono essere soddisfatte, nei limiti di deformazione meccanica delle tipologie di materiali che vengono impiegati, tanto con ala interna quanto con ala esterna. Per la produzione dei guard rail, i macchinari a cui si ricorre entrano in azione per effetto dell’avviamento di motori oleodinamici. Un operatore attivo al banco comandi gestisce, attraverso la pulsantiera, le varie operazioni da eseguire, dalla salita del rullo superiore alla discesa dello stesso, passando per la rotazione dei vari rulli.

Le curvatrici di guard rail si caratterizzano per una notevole semplicità di utilizzo, anche perché le attrezzature destinate alle varie versioni non vengono mai smontate, e possono essere sfruttate per la curvatura ala interna barriera a due onde, per la curvatura ala esterna barriera a due onde, per la curvatura ala interna barriera a tre onde e per la curvatura ala esterna barriera a tre onde. Per quel che concerne le barriere a due onde, la curvatura prevede l’applicazione di anelli di contenimento sulle attrezzature adottate.

I guard rail, noti anche come barriere stradali o barriere di sicurezza, nascono proprio come dispositivi di sicurezza e di ritenuta passiva: il loro compito è quello di fare in modo che i veicoli rimangano all’interno delle carreggiate o delle strade, così che possano essere limitate le conseguenze di eventuali incidenti provocati da uno sbandamento. Si tratta di protezioni che vengono collocate all’esterno delle carreggiate ma che, come si accennava in precedenza, possono essere sfruttate come spartitraffico, e quindi essere installate in posizione centrale al posto delle cosiddette barriere new jersey.

I guard rail trovano spazio, oltre che sui margini dei viadotti, sulle strade a doppio senso di circolazione: non solo sulle autostrade e sulle strade extraurbane principali, ma anche – in caso di necessità – sulle strade extraurbane secondarie. Un guard rail è composto da vari montanti che sono collegati gli uni con gli altri da nastri che, come si è visto, possono essere bi-onda o tri-onda, realizzati in materiale metallico. La loro progettazione e la loro costruzione sono pianificate in modo da far sì che le barriere siano in grado di sostenere gli urti in maniera anaelastica. In sostanza, un urto elastico porterebbe il veicolo coinvolto a rimbalzare e quindi a ritrovarsi sulla corsia opposta. Così, invece, non avviene (almeno nella maggior parte dei casi, e comunque in funzione della velocità dei veicoli stessi).

I guard rail sono ritenuti efficaci in relazione agli urti che coinvolgono veicoli con almeno quattro ruote, ma non per i motocicli. Proprio per questo in molti contesti sono previste delle barriere di contenimento con una barra per i motociclisti. Per rendere i guard rail ancora più sicuri sono state proposte diverse soluzioni, a cominciare dall’utilizzo di rivestimenti realizzati in gomma o in materiale plastico, che durante gli urti sarebbero più deformabili. Un guard rail in acciaio o in legno collegato con un nastro tri-onda o bi-onda è di sicuro in grado di garantire una protezione più elevata di una soluzione piatta, ma ulteriori passi in avanti possono essere compiuti.

Una delle proposte è, per esempio, quella di proibire le infrastrutture che presentano discontinuità o lamiere taglienti, ma anche spigoli che potrebbero ostacolare o impedire, in seguito a un impatto, lo scivolamento.  Ma si tratta di ipotesi.

Per unire tutto questo, è importantissimo essere provvisti delle adeguate competenze e dall’esperienza che una maestranza così delicata richiede. Affidarsi a professionisti del settori, è il primo passo per un lavoro duraturo e che rispetti gli standard e le norme di legge. Oggi, ad esempio, la calandratrice Imcar è un esempio della strumentazione che viene adoperata per la produzione dei guard rail, sinonimo di affidabilità e di precisione.

Solo poche realtà sono in grado di analizzare le esigenze dei clienti, consigliandogli al meglio sia per quanto riguarda le macchine lavorazione lamiera nuove, ma anche quelle usate, fornendo un efficace servizio after-sales orientato a garantire per il più lungo tempo possibile l’inalterata efficienza dei prodotti.

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